Sede dello SHIELD di Mosca.

Alexei Vazhin nota con piacere che alcuni suoi privilegi valgono ancora. O forse questo è l’ultimo favore che intende concedergli un vecchio amico. Suo malgrado, pensa sia questa seconda opzione la più probabile.
“So perché sei qui” dice Yuri Brevlov, capo della sezione. E vecchio soldato. E uomo dalle idee antiquate, di quelli che Vladimir Menikov ama odiare.
“Non è difficile intuirlo” ribatte Vazhin “Voi dello SHIELD avete occhi e orecchie dappertutto”.
Brevlov non risponde, ma si limita a consegnargli un dossier non troppo ampio. “Saltiamo le formalità, i favori che mi prometterai perché tanto non mi accontenterai mai, e andiamo al dunque. Ecco il dossier su Menikov”.
“Così scarno?”.
“Leggilo, Alexei, leggilo. Scoprirai che suo padre era un militare. Ma non credere chissà cosa: è stato un soldato semplice e durante la prima campagna militare in Cecenia è rimasto ucciso. E no, non era amico di generali, caporali o chissà quali personalità stellate dell’esercito russo. Allora la madre, tu ora starai pensando, la madre sicuramente ha qualche scheletro nell’armadio. No, la madre è una semplice casalinga. Che ha cresciuto il figlio da sola con la scarsissima pensione che l’esercito russo le aveva assegnato. Vladimir Menikov è cresciuto dunque nella più totale povertà. Già, perché suo padre è morto quando lui aveva sei anni. Ah, ora so cosa stai pensando: avrà vissuto in un ambiente criminale, avrà conosciuto persone poco raccomandabili… No, ha fatto i più svariati lavori sin da quando aveva sette anni… vuoi metterlo in carcere perché ha lavorato in nero, Alexei?”.
Vazhin è abbastanza stizzito. “Ora basta! Ci siamo sempre punzecchiati in passato. Ma tu adesso mi stai deliberatamente provocando e voglio capire perché”.
“Sta tutto lì, nel dossier. Lavorando sodo, Menikov è riuscito a iscriversi a una università di scienze politiche. Prestigiosa? No, nella media. Si è laureato col massimo dei voti e da allora ha lavorato giorno e notte, partendo dal ruolo di portaborse e non venendo mai coinvolto in alcuno scandalo. E nessuno degli uomini per cui ha lavorato è stato coinvolto anche solo alla lontana in qualche attività criminale. Menikov è stato premiato per le sue idee e il suo intelletto. Solo col duro lavoro è arrivato dove è adesso. E ora arrivo al punto”.
Ma Vazhin ha già capito.
“Te la stai prendendo con un ragazzo rimasto orfano del padre, cresciuto nella povertà ma che non si è mai arreso. Sono questi i nemici che vuoi combattere, Alexei? Potrà essere sfrontato, ma questo non è un reato”.
“Ha detto che io sono una reliquia del passato che porta con sé idee antiquate”.
“Sì, lo ha detto anche a me prima di venire da te. E mi sono arrabbiato come te. E subito ho raccolto tutte le informazioni possibili su di lui. E cosa ho scoperto? Quello che scoprirai anche tu, purtroppo. Che ha ragione. Questo paese è sull’orlo del baratro, Alexei, e tu cosa fai? Te ne vai in giro organizzando inutili missioni con gli eroi in costume e dimenticandoti del popolo che dovresti servire. Voglio dirtelo chiaramente: non è stato Menikov a causare la tua rovina, sei stato tu stesso. Siamo entrambi reliquie del passato, Alexei, e non sarà prendendocela con gli innocenti e vedendo complotti ovunque che cambieremo questo paese. Io lavoro per lo SHIELD, lavoro per la pace mondiale, anche per il mio paese di appartenenza: cosa che non ho mai fatto in questi ultimi anni. Provo vergogna che ad aprirmi gli occhi su tutto questo sia stato un ragazzo che avrei dovuto proteggere in passato. Se ora hai qualcosa da aggiungere, fai pure”.
Vazhin rimane in silenzio per alcuni secondi, poi dice:”Vorrei avere una copia del dossier, se non ti dispiace”.
“Vedi ancora complotti dietro tutto e tutti, Alexei. Ti compatisco. Puoi tenere quel dossier… ma non venirmi più a trovare”.
Oggi muore un’amicizia in nome di ideali distanti. Il primo mattone di un lungo cammino di sofferenze per Alexei Vazhin.

LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE - PARTE 3
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

Base di Gremlin. 25 ottobre.

Umano. Emil Blonsky adesso potrebbe tentare di riavvicinarsi a suo fratello Viktor, anche se l’ultima volta costui gli ha detto che non intende più rivederlo; meglio ancora, potrebbe tornare da sua moglie Nadia, farle capire facilmente che non è più un mostro. Sì, ideali magnifici, ma non avrà il tempo nemmeno di provarci.
“Elena Ivanova, uccidi quell’uomo!” ordina Gremlin.
Blonsky osserva negli occhi la donna con lo sguardo spiritato: se gli lancia contro un attacco psichico anche solo di media intensità, morirà, di questo può essere certo. Blonsky riesce a notare il conflitto nei suoi occhi.
Gremlin si avvicina a Blonsky, ancora debole, e gli tira un calcio al mento. Caduto a terra, l’uomo sente una canna di pistola puntata contro la sua tempia.
“Ti lascio due scelte, Elena Ivanova” dice Gremlin “O lo uccidi tu o lo uccido io. Ti do dieci secondi”.
Blonsky non può fare a meno di domandarsi perché mai il criminale stia perdendo così tanto tempo, basterebbe che premesse il grilletto. Poi capisce: sarà anche un genio criminale, potrà anche organizzare colpi di stato da dietro le quinte… ma non ha il coraggio di uccidere. Eh sì, Blonsky lo sa bene, non è facile a volte trovare quel coraggio. Di certo i codardi non lo avranno mai.
Improvvisamente uno scudo vola per aria e colpisce con precisione la mano di Gremlin. La pistola vola via e spara un colpo, ma ormai è ben lontana dal volto di Blonsky. Dolorante, il criminale indietreggia mentre vede avvicinarsi il Guardiano Rosso, Stella Nera e Ursa Major. Disperato, azzarda una mossa.
“Avete visto cosa ho fatto al vostro amico, gli ho tolto i poteri! Una cosa che posso fare con tutti voi. Davvero non c’è nessuno di voi che desidera questo?”.
Il silenzio accoglie questa sua domanda, poi il Guardiano Rosso replica. “Non siamo interessati alle parole di un terrorista…” sono le sue ultime parole prima che qualcuno lo colpisca alle spalle.
Stella Nera non ha nemmeno il tempo di rimanere sorpresa che Ursa Major l'attacca e, colta alla sprovvista, viene facilmente sopraffatta.
“Ma… ma perché?” gli chiede.
“Non hai sentito?” ribatte Mikhail Ursus “Può farmi tornare umano… ed è quello che più voglio in vita mia. Potrei uccidere anche i miei amici per questo”.
Poi l’eroina perde i sensi.

Volvograd.

“È in arrivo il mezzo di trasporto che ci porterà a Mosca” dice Dimitri Bukharin “Dovrai goderti la mia compagnia ancora per molto tempo”.
Valentin Shatalov lo osserva, incerto se fargli una domanda che lo sta tormentando sin da quando è stato liberato. La sua tensione non sfugge a Bukharin.
“Vuoi sapere perché adesso sono un semplice civile, vero? Mentre fino a poco fa ero di nuovo la Dinamo Cremisi, avevo finalmente ottenuto la mia rivincita su di te. Penso che solo tu possa capire. Che ironia… solo il mio più grande nemico può comprendere cosa provo”.
Bukharin si alza dalla sedia e comincia a passeggiare avanti e indietro, preoccupandosi di non guardare mai direttamente in faccia Shatalov. “Tu c’eri quando noi della Guardia d’Inverno siamo stati catapultati in quella dimensione oscura. E quel Dormammu ha osato… compiere quell’oscenità su di me, ha fuso la mia carne viva con la mia armatura. Anche se usassi un numero infinito di parole, non riuscirei a spiegarti l’angoscia e il dolore che ho provato in quegli istanti. Finita la crisi, non volevo più essere la Dinamo Cremisi… e così doveva continuare a essere. Invece, scioccamente, ho dato ascolto al Guardiano d’Acciaio, che con la sua ipocrisia mi ha convinto a reindossare l’armatura. Senza che avessi ancora consultato uno psicologo per quello che mi era successo”.
Bukharin interrompe la sua camminata, si avvicina a Shatalov e poggia le mani sul tavolo. “Sì, vedi, perché io non mi sono mai liberato di quell’incubo, continuo a riviverlo. Notte dopo notte. Svegliandomi sudato e ansimante. O non dormendo affatto. Il mio psichiatra dice che ci vorranno mesi prima che la mia psiche riesca ad accettare quanto successo… e non è detto che accada. All’inizio pensavo che per gettarsi alle spalle un trauma bastasse rivivere la propria paura… quanto mi sbagliavo. E così dopo la battaglia con Ultron mi sono ritirato. Io non ho più bisogno di essere la Dinamo Cremisi, ma questo paese ha ancora bisogno di… di eroi. L’uomo per cui lavoro adesso mi ha convinto che tu puoi essere uno di loro, puoi essere il nuovo Airstrike”.
“Sarebbe la seconda volta che rubo il tuo alias e la tua attrezzatura” dice Shatalov “Davvero vuoi che sia così?”.
“Sì, perché stavolta è per il bene comune”.
“Ma se né tu né io saremo la Dinamo Cremisi, allora chi sarà scelto come nostro sostituto?”.

Base di Gremlin.

Stella Nera si risveglia e si ritrova imprigionata e così è per il Guardiano Rosso ed Emil Blonsky. Gremlin è un criminale di vecchio stampo, con altri non sarebbero stati così fortunati. Se fortuna è la parola che può essere applicata alla loro condizione, bloccati da dei ceppi che (grazie al genio perverso del criminale) bloccano i loro poteri.
Laynia osserva Ursa Major e sta per lanciargli contro le più disparate accuse, ma lui la interrompe subito. “Sì, Laynia, sono un traditore” dice Mikhail “Ma le parole di Gremlin mi hanno convinto, già prima quando ci ha chiesto perché combattiamo ancora per questo paese. Ho chiesto più volte una promozione e non l’ho mai ottenuta e so benissimo che è a causa di ciò che sono. Di come mi vedono. Un mostro. Non voglio più essere un mostro e Gremlin mi aiuterà”.
“Sei uno sciocco!” grida Stella Nera “Se Gremlin potesse fare quello che dici, non pensi che avrebbe già curato il suo aspetto fisico?”.
Una scarica psichica interrompe la sua accusa.
“Vedo che sei tornata a ubbidirmi, Elena Ivanova. Brava” dice Gremlin “Tuttavia Stella Nera merita una risposta. Io sono perfettamente in grado di curare la mia condizione. Semplicemente… non voglio. Il mio volto deve essere il simbolo di ciò che questo paese ha fatto nei confronti degli emarginati come me, e come mio padre. Con Ursa Major che si aggiunge al mio esercito, sarò invincibile. Quando tuo fratello arriverà qui, per lui non ci saranno speranze”.
“Gremlin” interviene Ursa Major “Io ho tradito i miei amici per te. Pretendo che tu sia allora sincero nei miei confronti”.
“Cosa intendi dire?”.
“Non prendermi in giro. Tutti questi macchinari… questa attrezzatura… valgono milioni di euro. E tu non li possiedi. Io voglio unirmi ad un esercito dove le parole all'ordine del giorno siano fedeltà e rispetto. Valori che questa nazione non mi ha dato”.
Il Guardiano Rosso riprende i sensi ascoltando queste parole. “Ursus, stai pur certo che troverò un modo per liberarmi. E te la farò pagare cara”.
“Sì, hai ragione” lo interrompe Gremlin “Ti sei guadagnato l’odio dei tuoi ex compagni di squadra e anche a loro voglio mostrare, prima che li uccida, come la loro battaglia sia senza speranza”.
Il criminale digita dei numeri su un computer e poco dopo su uno schermo visore compare il suo alleato e finanziatore. Lo shock si dipinge sul volto di tutti quando si accorgono che costui è… Capitan America!

Tallinn. Estonia.

Un portale oscuro si materializza a mezz’aria e ne esce Katrina Bulikova. Una sensazione estraniante e meravigliosa percorre il suo corpo, o sarebbe meglio dire la sua forma energetica. Menikov era convinto che i suoi poteri fossero aumentati, che fosse entrata ancora più in sintonia con la Forza Oscura. E aveva ragione. Le aveva indicato il luogo in cui si era nascosto il loro primo bersaglio. Lei aveva chiesto un mezzo di trasporto, lui aveva risposto che non era necessario, ci poteva arrivare lei stessa in pochi secondi. Doveva solo concentrarsi sul luogo… e i suoi poteri avrebbero fatto il resto.
Katrina lo aveva fatto, si era ritrovata per qualche istante nella dimensione della Forza Oscura, poi aveva visto con chiarezza il luogo davanti a lei. E lì era comparsa. Meraviglioso: è sicura che Laynia Petrovna non sia in grado di fare altrettanto. Laynia… l’ha uccisa, ha creduto di averlo fatto, senza ripensamenti. Secondo Menikov anche con soddisfazione, per riappropriarsi di quanto aveva perduto non per causa di Katrina. Laynia, gliela farà pagare presto. Ma ora la missione.
Katrina Bulikova atterra e si dirige verso la città ed un bar. Il suo aspetto, un corpo interamente nero con un volto umano, attira inevitabilmente l’attenzione di tutti. Lei si avvicina al barista e, senza perdere tempo, dice:”Cerco Boris Bullski. So che si trova qui”.
Il barista rimane in silenzio, chiaramente terrorizzato.
“Ti sbagli, don…” inizia un uomo alle sue spalle. Katrina lancia un raggio di forza oscura contro di lui che lo scaraventa contro una parete.
“Posso continuare… anzi, continuo subito”.
La donna avvolge tutti i presenti nella Forza Oscura e li teleporta fuori dal locale. Poi, con un grido di soddisfazione, estende le sue energie all’intera struttura che in pochi istanti viene ridotta a un cumulo di macerie.
“Questo è un locale che apparteneva alla mafia russa” dice ai presenti, tutti tremanti e incapaci di fuggire “Una goccia d’acqua nel mare delle sue proprietà. Ma posso andare avanti, all’infinito, e voi non potete fermarmi. Sporchi mafiosi, che l’avete fatto evadere di prigione: più tenete nascosto Bullski e più perderete soldi. Non vi conviene…”.
Katrina Bulikova interrompe all’improvviso il suo discorso e si teleporta ad alcuni metri. Ottima mossa considerato che un secondo dopo un raggio di energia crea un buco nel terreno dove stava prima.
La donna si alza in volo e si dirige verso Titanium, che non indietreggia di fronte al suo attacco. “Non so chi tu sia” dice il criminale “Ma hai commesso un grosso errore…”.
L’armatura di Titanium impatta contro la forma di energia di Katrina Bulikova. L’esito è scontato. Il criminale precipita al suolo, l’armatura in pezzi. La donna gli è subito accanto e posa le sue mani nere sulla sua testa. Boris Bullski urla di dolore.
“Tranquillo, durerà solo un istante” dice lei.
L’urlo cessa e gli occhi di Bullski si riempiono di una strana materia nera.
“Alzati, ora, possiamo andare”.
Il criminale obbedisce senza protestare. Mentre i due si allontanano, due mafiosi decidono infine di intervenire e sparano contro di loro. Katrina blocca i loro proiettili e li rispedisce al mittente, uccidendo i due mafiosi all’istante. Poi decine di globi oscuri compaiono in vari punti della città: la gente che vi era all’interno viene portata via, poi gli edifici uno a uno crollano senza creare tuttavia danno alle altre strutture. Un danno da milioni di euro per la mafia russa, che non ha più una base di appoggio in questa città. Ed è solo l’inizio.
“Fantastico, non trovi, Bullski?” dice Katrina. Lui chiaramente rimane in silenzio. “Anche tu presto avrai modo di sentirti utile quando diventerai la nuova Dinamo Cremisi”.

Base di Gremlin.

Il volto del presunto Capitan America non nasconde la sua insoddisfazione e la sua rabbia.
“Perché mi hai disturbato, sgorbio? Mi hai già seccato abbastanza. Ti ho dato i soldi e i mezzi per dare vita ad un colpo di stato e tu sei ancora lì nascosto nel tuo nascondiglio”.
Sentendo la sua voce, a Laynia Petrovna appare subito chiaro che costui non è Capitan America: né quello attuale, che non conosce ma di cui ha visto un’intervista su Youtube, né quello deceduto in azione ormai molto tempo fa… sembra ieri considerato il chiaro ricordo che porta di lui e di come li aiutò quando lei e suo fratello cercarono di disertare negli Stati Uniti con Ursa Major e vennero affrontati dal… Guardiano. L’altro, quello che adesso dovrebbe trovarsi negli Stati Uniti per una missione in solitario. Il Guardiano accanto a lei invece sembra avere un conto in sospeso con chi sta parlando, i suoi occhi sono iniettati di sangue.
“Tu!” esplode infine la sua rabbia “Sei tu che mi hai umiliato!”.
“Io non so chi tu sia” ribatte il finto Capitan America “Gremlin, perché sprechi il mio prezioso tempo?”.
“Ho finalmente trovato gli alleati di cui avevo bisogno per il colpo di stato” risponde il criminale “Con gli altri componenti dell’esercito dei Red possiamo attuare il nostro piano, ma dobbiamo incontrarci al più presto”.
L’uomo all’altro capo dello schermo pondera questa richiesta, infine dice:”D’accordo, ma vedi di non ritardare. Ci incontriamo tra due giorni, al solito posto”. La comunicazione viene interrotta.
“Al solito posto?” si interroga Ursa Major.
“Sì, la sua base”.
“D’accordo, ma dove?”.
“A Leitkov, una città sul confine russo-cinese”.
“Grazie, era quello che volevo sapere” esclama l’eroe prima di infrangere lo schermo visore su cui era apparso prima il volto dell’alleato di Gremlin.
“Cosa?” esclama costui “Ma tu… tu mi hai imbrogliato!”.
“Certo, idiota. La mia attuale condizione è causa di un incantesimo mistico e la scienza non può farci niente. Però tu ora ci hai rivelato dove si trova il tuo mandante. Niente male per uno che è più intelligente della media degli orsi, vero?“.
Il criminale non pare cogliere la citazione, sconvolto dalla sua ingenuità. Detto questo, l’eroe si lancia contro Gremlin, ma anche lui come Blonsky prima lo sottovaluta non credendo che una persona con quell’aspetto possa essere così agile (il razzismo non è solo prerogativa della gente dalla mentalità chiusa). Così il criminale, con pochi agili balzi, scompare in una fessura troppo piccola per l’immenso Ursa Major.
Mikhail Ursus pensa in fretta: sa che Gremlin presto attuerà il suo contrattacco, deve liberare i suoi compagni di squadra al più presto. Nella concitazione, Ursa Major si concentra prima sul Guardiano Rosso, non pensando che sarebbe stato meglio liberare per prima Stella Nera. Con un immenso sforzo, riesce ad infrangere le manette che tenevano prigioniero l’eroe, ma un secondo dopo un raggio di energia lo colpisce alla schiena e con un grido di dolore Ursa Major crolla a terra.
Il Guardiano Rosso si rialza e evita un secondo raggio diretto contro di lui. Quando i suoi occhi inquadrano il suo avversario, scopre con sorpresa di avere di fronte ora un’armatura di colore verde.
“Voi eroi mi avete stancato!” grida Gremlin “Non posso permettere che usciate di qui vivi, il mio alleato mi farebbe cose peggiori della morte se sapesse che vi ho rivelato dove si trova. E tu, Guardiano, sarai il primo a morire per mano della nuova armatura Titanium!”.

Cremlino.

Vladimir Menikov viene informato da Katrina Bulikova del buon esito della sua missione. L’uomo è molto soddisfatto: ha già radunato quattro componenti della sua Guardia d’Inverno e gli altri non tarderanno ad arrivare. Infine toccherà all’attuale Guardiano Rosso, di cui ha scoperto l’identità frugando tra i file di Vazhin. Presto lui dovrà compiere una scelta, dovrà scegliere da che parte stare. E da questo dipenderanno le sorti di molte persone.
Sì, Menikov è molto soddisfatto. E compiaciuto di sé stesso.

Note: Nella mia mente di giovane virgulto, concepii al tempo una grande saga suddivisa in tre parti. La particolarità era che la Guardia d'Inverno avrebbe affrontato un nemico di volta in volta meno potente, eppure la minaccia si sarebbe rivelata sempre più insidiosa. Quindi un nemico mistico, dei supercriminali e infine dei semplici umani. Per la prima categoria non avevo dubbi e la mia scelta ricadde subito su Dormammu. "Insomma, c'è la Forza Oscura e lui è il signore della Dimensione Oscura: è chiaro che l'ha creata lui!". Sì, un pensiero molto semplicistico, ma a volte mi viene il dubbio che anche oltreoceano passino per la testa certe cose a gente più affermata di me. E poi mi piace quando nemici che di solito affrontano altri eroi o sono calati in altri contesti, si ritrovano in scenari differenti.
Un'altra cosa che volevo era tenere all'inizio il Guardiano d'Acciaio lontano dalle scene. Bisognava concentrarsi sugli altri personaggi e lui narrativamente era un personaggio troppo forte, avrebbe eclissato gli altri suoi compagni di squadra. Così, insieme a un manipolo di altri eroi, inventai la scusa che era misteriosamente scomparso. Un primo racconto introduttivo con la Presenza, che non poteva mancare, e poi piano piano la minaccia di Dormammu divenne chiara. Contemporaneamente sviluppavo il mio personaggio feticcio, ovvero Katrina Bulikova.
Come ho già detto, Carlo Monni non si limitava a mettere su carta le mie idee, ma ci aggiungeva molto di suo. Ad esempio l'infatuazione di Ursa Major per Stella Nera (che poi però non è stata più portata avanti, peccato) o il ruolo prominente di Alexei Vazhin e Yuri Brevlov, cosa che mi è rimasta impressa come avete potuto vedere.
Questa prima saga durò otto episodi e si concluse col numero 18. Mi piacque il risultato finale, devo dire, e i cambiamenti che introdusse. Cambiamenti che, come potete vedere, ancora rimangono per certi versi. Ora toccava alla minaccia superumana.

Chiaramente... CONTINUA